LE ORIGINI: CONSULENZA FILOSOFICA E COUNSELING FILOSOFICO
La consulenza filosofica nasce in Germania nel 1981, per iniziativa di Gerd Achenbach, il quale, lamentando il distacco della filosofia accademica dalla vita reale, rivendica il ruolo pubblico che essa svolgeva nell’antica Grecia dove veniva considerata una disciplina pratica. Assumendo Socrate e il suo dialogo maieutico come modello di riferimento e criticando l’atteggiamento medico di gran parte delle psicoterapie ed in particolare della psicoanalisi, Achenbach rivaluta l’approccio umanistico della relazione d’aiuto e apre il primo studio al mondo di quella che egli chiama consulenza, prassi, pratica filosofica. Lo scopo è di offrire un servizio che sia alternativo alle psicoterapie a tutti coloro che, bisognosi di sussidio e collaborazione per affrontare problemi esistenziali, morali, decisionali, siano ciononostante ”sani”, cioè non affetti da psicopatologie.
A differenza della psicoterapia, la consulenza filosofica non opera con tecniche psicologiche, non si occupa di inconscio e non ricerca nel passato le cause del sintomo ma guarda al futuro lavorando razionalmente e realisticamente sul presente. Questa disciplina, secondo Achenbach, non possiede né metodi, né regole precise, né teorie: il metodo è creato nel dialogo libero, in direzione del dialogo socratico Il fatto che non possegga metodi e teorie non significa che sia abbandonata al caso, bensì bisogna guardare alla tradizione, in direzione del dialogo socratico. Chi può rivolgersi a un consulente filosofico? Il consulente filosofico deve proporre una filosofia o deve consigliare testi e pensieri filosofici? Bisogna avere una preparazione filosofica? Chi cerca una consulenza filosofica può benissimo non avere nessuna nozione filosofica. Ad esempio, parlando di felicità non è necessario che conosca le differenti varianti filosofiche, dovrà semplicemente parlarne dal suo punto di vista.
Achenbach ne trae i seguenti punti:
- La consulenza filosofica a differenza della psicoterapia non ha metodi di applicazione e procedimenti prestabiliti;
- Non si occupa dell’inconscio della persona, di lapsus o interpretazione dei sogni;
- Applica un lavoro relazionale sul discorso effettivo e su ciò che il consultante espone;
- Non si occupa di patologie:
Non distingue il consultante in malato/sano, normale/anormale, né in nessuna categoria; - Non si pone al di sopra del cliente ma propone un dialogo aperto, empatico e di pari livello;
- Affronta argomenti per i quali le psicoterapie non hanno gli strumenti adatti come riflessione sui valori etici e morali.
Il fine del consulente filosofico è quello di aiutare l’individuo a capire che non esiste una o più verità. Si tratta piuttosto attraverso un percorso di riflessione (maieutica socratica) di mettere in discussione le cosiddette verità imposte.
Bisogna cercare la propria verità e appropriarsene accettando anche le negatività.
In conclusione, Achenbach afferma ”Se la filosofia si irrigidisce in sé stessa, se persevera nella sua autoaffermazione fedele alla tradizione allora non potrà lasciarsi andare ad essere presso le cose”.
Nel corso degli anni il termine consulenza è stato fatto proprio da altre discipline e professioni creando così confusione. Al fine di dare un chiarimento L. Berra in un articolo precisa le caratteristiche fondamentali del Counseling Filosofico in rapporto alla Consulenza Filosofica e alla Psicologia.
Counseling Filosofico e Consulenza Filosofica.
Spesso i due termini vengono erroneamente ed indifferentemente associati ma è opportuno differenziare le due pratiche. Questa distinzione è più presente nella lingua italiana in quanto in quelle di aria anglosassone si usa unicamente il termine di “Philosophical Counseling” quindi esistono differenze tali da far sì che possano essere considerate attività simili ma non eguali. In Italia alla fine degli anni Novanta si formarono due gruppi la Società Italiana di Counseling Filosofico e l’Associazione Italiana di Consulenza Filosofica.
Il Counseling Filosofico considera il suo inizio negli anni Cinquanta con un’ampia letteratura, autori di rilievo e pubblicazioni di notevole livello. Il Counseling può avere differenti orientamenti con un unico modello di riferimento di tipo psicologico che caratterizza una certa visione dell’uomo e modalità di approccio al cliente. Tutti i counseling hanno in comune una serie di principi tra cui:
- L’essere una relazione di aiuto;
- Intervenire su situazioni non patologiche;
- Agire per un periodo di tempo limitato;
- Focalizzarsi su un singolo problema;
- Basarsi sull’incontro e sulla relazione con un esperto;
- Utilizzare le risorse personali del cliente.
Nonostante la condivisione di questi principi il Counseling Filosofico ha elementi che lo differenziano dal Counseling in generale che si basano principalmente sul fatto di non seguire un modello di riferimento tecnico-pratico di tipo psicologico e di fare riferimento a idee, strumenti e metodologie di tipo filosofico.
Il Counseling Filosofico si differenzia quindi dalla Consulenza Filosofica perché:
- È una relazione di aiuto;
- Richiede una consapevolezza psicologica del counselor;
- È esplicitamente finalizzata alla risoluzione dei problemi;
- Il counselor non è solo un consulente specialistico ma un catalizzatore di pensiero;
- Il counselor tiene conto delle potenzialità dell’individuo.
Counseling Filosofico e Psicologia
Il Counseling Filosofico ha una sua precisa identità che lo distingue da pratiche di tipo psicologico che solo superficialmente possono essere confuse. Il Counseling Filosofico infatti:
- Non usa strumenti diagnostici o test psicologici, né fa diagnosi;
- Si rivolge a problemi critici dell’esistenza quali il senso della vita, della malattia, questioni etiche, morali ecc.
- Ha una tradizione di pensiero specifica e propria precedente a quella psicologica;
- Non usa metodologie di tipo psicologico ma processi di analisi di tipo filosofico (maieutico, dialettico, fenomenologico, analitico ecc.);
- È una relazione di aiuto nel senso che aiuta l’individuo nel proprio percorso di ricerca interiore e nella soluzione di problemi esistenziali;
- Non usa né fa riferimento a modelli teorico-pratici psicologici, anzi si pone in una posizione critica verso di essi, sostenendo una posizione scettica nei confronti di qualsiasi teoria troppo definitivamente strutturata. È infatti proprio dell’atteggiamento filosofico il contrapporsi a pregiudizi e preconcetti che possano condizionare la visione della realtà, dell’individuo e dell’esistenza;
- Non è un intervento psicoterapeutico perché limitato nel tempo;
- Non indaga le dinamiche psichiche secondo un modello psicologico ma analizza la struttura dell’esistenza individuale e la visione del mondo;
- Le conoscenze psicologiche necessarie all’esercizio del Counseling Filosofico sono finalizzate a una consapevolezza individuale del counselor per tutelare sé e il proprio cliente dall’emergere di problematiche a rischio o che richiedono altri tipi di intervento (psicoterapeutico, psichiatrico).
Il Counseling Filosofico è un intervento di aiuto all’individuo finalizzato alla risoluzione di problemi esistenziali attraverso l’uso di metodi di pensiero, di ragionamento e di analisi di tipo filosofico.